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Ora, come si può notare, se l’elicottero scende a
punto fisso avrebbe perlomeno una velocità di 12 m/s in crescendo mentre,
sempre secondo la curva della potenza descritta, i punti corrispondenti alla
velocità dell’autonomia oraria e alla velocità dell’autonomia
kilometrica, corrisponde una velocità di discesa di circa 6 ÷ 7 m./s
quindi diminuisce il tempo vertiginoso della caduta.
Però, onde evitare che il velivolo tocchi il suolo ad una velocità
troppo sostenuta (circa 25 Km/h) il pilota incorre in una manovra detta
“Flare”, una sorta di sfuocata aerodinamica che si effettuare ad una
altezza di 120 Ft. dal suolo. Come? Richiamando l’elicottero, tramite il
comando ciclico, in modo tale che il rotore si inclina all’indietro, ne
consegue un aumento della portanza dovuto alla maggior massa d’aria che
interessa tutto il rotore, ne consegue un aumento dei giri quindi un aumento
della forza centrifuga (Fc) che il pilota assorbe aumentando il passo
geometrico delle pale. Questo manovre effettuate in sincronismo riducono
sensibilmente la velocità di caduta portandola quasi
a zero, allorché il pilota effettua la manovra inversa ovvero: porta in
avanti il comando ciclico per buttare giù il muso dell’elicottero e
diminuisce il passo geometrico della pale. In condizioni ottimali e se la
manovra è eseguita correttamente il velivolo tocca il suolo planando
dolcemente quasi a velocità zero.
Osserviamo quindi in (Fig. 64) il comportamento del velivolo se la
manovra viene eseguita correttamente.

Fig. 64
Per ovvi motivi quindi, ogni pilota di elicotteri in
addestramento esegue spesso questo tipo di manovra simulata, al fine di
assimilarne la dimestichezza dello svolgimento in modo tale che, se nella fattispecie il motore dovesse piantare per davvero,
sarebbero in grado di planare al meglio.
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