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"U-boot"  i battelli del mare sommerso

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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Il vento cambia

 

     Siamo oramai giunti al Marzo del 1943, solo sei settimane prima gli U-boot avevano compiuto, si può dire, l'ultimo attacco congiunto dove ottennero dei risultati soddisfacenti, ma da quel dì, le cose sembravano assumere un andamento un pò diverso, quasi imprevedibile. Un giorno dopo l'altro pervenivano al comando di Dönitz notizie sempre meno confortanti...

CACCIATORPEDINIERE SIAMO ATTACCATI... AFFONDIAMO

ATTACCATI CON BOMBE DI PROFONDITA' ... AFFONDIAMO

ATTACCATI DA AEREO... AFFONDIAMO

ATTACCATI DA CORVETTA... ABBANDONIAMO LA NAVE

BOMBE A GRAPPOLI, GRAVI DANNI, COSTRETTI  EMERGERE, SIAMO IMMOBILIZZATI

... tutte questi messaggi si susseguivano oramai con troppo frequenza, ma quel che è peggio, era il fatto che erano intercettati e letti anche dagli stessi colleghi disseminati nel profondo dell'oceano e ciò creava non pochi problemi di natura psicologica. Molti uomini nell'esiguo spazio della loro intimità, disseminati negli anfratti semibui del battello, cominciarono a meditare sull'imminente fatto che di lì a poco, forse si o forse no, avrebbero incrociato i loro destini con la morte, per cui ogni giorno di permanenza in mare non faceva che aumentarne l'ansia , e perchè no... anche una certa intolleranza ai sacrifici cui erano sottoposti. Ma cosa era successi di cotanto grave per cui molti U-boot cadevano così facilmente e così frequentemente nelle mani del nemico. E' presto detto: finalmente gli alleati ovvero, gli Inglesi, avevano decifrato i codici con cui Dönitz interloquiva con i suoi protetti. L'essere venuti a conoscenza dei cifrari esatti, a lungo andare pose la marina alleata in una posizione di tutto vantaggio; oltre ben inteso, alla progressione tecnologica unita all'intraprendenza degli equipaggi antison. Tutto questo portò poco alla volta ad una inversione di tendenza, cioè a dire: le circostanze spostarono l'asse degli equilibri, e sull'andamento delle guerra cominciarono a spirare venti migliori. Ma come arrivarono gli Inglesi a decifrare un linguaggio che sino ad allora era rimasto un dilemma destinato e rimanere insolubile ?! La cosa a dirsi era molto semplice: finalmente avevano messo le mani sulla macchina decifratrice, una sorta di scatola di legno simile in tutto e per tutto ad una macchina per scrivere e che si utilizzava in un modo analogo, ma con delle caratteristiche ben diverse. Una macchina destinata a mutare il corso della guerra sottomarina il cui nome era "ENIGMA".

     Su questo fatto, cioè su come gli Inglesi siano venuti in possesso di questo tanto agognato decifratore è una storia molto semplice e anche un pò fortuita, e pochi sanno che fu uno dei segreti più ben custoditi di tutto il secondo conflitto mondiale. Questo segreto si protrasse per circa un trentennio, sino a quando gli alleati non cominciarono a permettere l'accesso gli archivi segreti di guerra. In merito al suo ritrovamento sono state scritte storie, sono stati girati dei Film, di cui uno di recente realizzazione e che molti sicuramente hanno visto:

(U-571)

film molto avventuroso e con una storia ben articolata che ha visto protagonisti americani ed inglesi congiunti nella vicenda storica... a dire il vero una storia un pò rocambolesca quanto avvincente che ha tenuto lo spettatore incollato sullo schermo per tutta la durata del film. Ma quella storia è solamente una finzione cinematografica. L'U-571, pur essendo un U-boot veramente esistito e che ha combattuto, non ha nulla a che vedere con il vero sommergibile che storicamente fu coinvolto nella vicenda reale.

     La vera storia del ritrovamento di "ENIGMA" vede coinvolto l'U-110 al comando del capitano di corvetta, Fritz Julius Lemp (vedi foto), che abbiamo già incontrato all'inizio della nostra storia per essere stato il primo U-boot a lanciare il primo siluro della guerra contro il transatlantico inglese "Athenia" sin dal Settembre del 1939. Lemp dicevamo: nei primi giorni di Maggio del 1941, era dislocato lungo la costa meridionale della Groenlandia e proprio in quelle circostanti acque, in immersione, aveva sferrato un attacco contro un convoglio lanciando una salva di tre siluri che affondarono due navi. A volte la mente umana è davvero strana. Nella sua posizione di aggressore anche Lemp come tanti, si sentiva immortale o forse troppo sicuro di se, sta di fatto che in quelle circostanze si attardò nel modificare la sua rotta ma, sopratutto, si attardò di immergersi ulteriormente onde far perdere le sue tracce, ragion per cui il suo periscopio fu individuato da una corvetta inglese di scorta, "l'Aubretia", che subito si all'erto per intercettarlo. Lemp portò l'U-boot ad una profondità maggiore ma dovette sottostare ad una prima raffica di bombe di profondità, tuttavia riuscì in parte a scapolarne l'effetto, ma oramai era troppo tardi, l'ASDIC della corvetta oramai lo aveva ben inquadrato e lo teneva costantemente sotto il suo raggio, venti minuti più tardi l'U-110 fu nuovamente investito da un'altra raffica di bombe che gli causarono gravi danni e indusse Lemp a emergere senza avere più la possibilità di governare il suo mezzo. Non appena affiorò altri due unità di unirono alla corvetta e iniziarono a bombardare il sommergibile, nel frattempo, Lemp si era gettato in mare assieme al suo equipaggio. Ma cosa strana e inverosimile, le cariche di autodistruzione che Lemp stesso aveva posto in essere non esplosero, ragion per cui, l'U-boot poteva essere catturato e infatti, il capitano di fregata, A.J. Baker Cresswell, accorso anche lui col suo cacciatorpediniere "Bulldog-H91" stava per speronare l'U-boot quando il comandante si rese conto della fortuna che gli si presentava, finalmente qualcuno poteva mettere le mani sul decifratore e sui codici di accesso. Subito diede: "macchine-indietro tutta", ammainò una scialuppa e fece abbordare il sottomarino. Otto fucilieri di marina armati di tutto punto al comando del sottotenente di vascello, David Balme, penetrarono il battello oramai deserto e recuperarono il prezioso strumento tanto agognato. Lemp che nuotava nelle vicinanze col suo equipaggio si rese subito conto di ciò che stava accadendo... tutte le carte nautiche, i cifrari, i documenti e la stessa macchina "ENIGMA" sarebbero cadute nelle mani del nemico e fu colto dalla disperazione. A questo punto della storia ciò che veramente accadde di Lemp non ci è dato di sapere perché non fu mai rivelato. Secondo una versione tipicamente britannica che fu resa, data l'assoluta segretezza che doveva essere mantenuta a tal proposito, Lemp, scomparve in mare. Però, secondi un resoconto rivelato qualche tempo dopo, sembra che Lemp, nel tentativo di risalire a bordo per riaccendere le cariche di auto-affondamento sia stato colpito da un proiettile e morì. Comunque, quello che vi è di certo, è che Lemp scomparve negli abissi. Quello che ci è dato di sapere è che il 12 Maggio il cacciatorpediniere "Bulldog-H91" dopo aver raccolto i superstiti dell'U-boot rientrò nella rada di Scapa Flow dove scaricò le casse contenenti "ENIGMA" e tutto il resto del materiale che fu trasportato in gran segreto a Bletchley Park e consegnato nelle preziose mani dei tecnici. Dal raid di Prien a Scapa Flow erano trascorsi meno di 19 mesi.

Qui si conclude la vera storia del ritrovamento di "ENIGMA"

    

 

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