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"U-boot"  i battelli del mare sommerso

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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I nuovi Comandanti

 

    Non vi era dubbio alcuno che lo stesso mezzo ovvero, il sommergibile, incutesse nella mente di chi lo osservava una certa aggressività e adducesse una certa intransigenza a chi ne faceva parte, quel tanto da incutere rispetto e dedizione in assoluto. I nuovi comandanti, per così dire, ne impersonavano l'ardore e la passione. Uno di questo uomini assoluti era il tenente di vascello, Otto Kretschmer, comandante dell'U-99, il quale o per fortuna o per bravura, alla sua prima uscita in mare silurò le sue prime tre navi usufruendo di un solo siluro per ciascuna di esse; alcuni giorni dopo avvistò il suo primo convoglio e si mise subito in caccia, lanciò siluri a dritta e manca, ma uno solo colpì il bersaglio. Subito Kretschmer si immerse per sfuggire al contrattacco da parte delle unità di scorta, le quali scaricarono immediatamente bombe di profondità e, pur scendendo alla profondità di 100 metri non riuscì a sottrarsi all'attacco che continuò sistematicamente. Poche ore dopo, il sistema che rigenerava l'aria si guastò, cosicché l'equipaggio fu costretto a respirare con le apposite maschere. E intanto il martellamento continuava. Dopo le prime sei ore qualcuno già respirava a fatica e 12 ore dopo quasi tutti pensavano di dover morire e/o per mancanza di ossigeno o per le continue violente esplosioni. Finalmente il bombardamento finì, ma non sentendosi tranquillo, Kretschmer, continuò caparbiamente a rimanere in immersione e riemerse solamente dopo quasi 20 ore. Fu una liberazione per tutti e finalmente poterono ossigenarsi all'aria fresca. Ancora più caparbiamente Kretschmer riprese la caccia al convoglio e prima di rientrare alla base affondò altre tre navi e ne catturò una quarta. Alcune settimane più tardi lo stesso Kretschmer durante una nuova missione riuscì ad infiltrarsi in un convoglio e ad affondare altre sette navi;  addirittura due unità nel tentativi di sfuggire all'attacco da parte dell'U-boot, zigzagando,  vennero a collisione tra loro e affondarono. Ironia del destino o bravura o soltanto fortuna. L'audacia in certi casi a poco a che vedere con lo svolgersi degli avvenimenti.

     Anche le gesta clamorose di Joachim Screpke, comandante dell'U-100 riversarono sui libri di storia le sue imprese oltre a sottolinearne, ben inteso, anche le doti del suo carattere:  esuberante e cordiale con tutti. In netto contrasto con l'assoluta neutralità disciplinata di Otto Kretschmer, comandante dell'U-99, o la differente dissolutezza caratteriale di Prien, a volte apparso anche sentimentale. Questi tre uomini ebbero modo di destare ammirazione e rispetto e furono oltre modo elevati a stregua di eroi nonché salvatori della patria. Le statistiche che a  riguardo parlano di loro,  riportano delle cose sbalorditive. Tuttavia nel destino degli uomini, come nelle vicende umane, c'è sempre un'alba e un tramonto e agli inizi del 1941, verso la metà di Febbraio, vi furono degli avvenimenti che in un certo modo fecero segnare il passo agli U-boot di Dönitz. Proprio alla vigilia di una nuova partenza, Gùnther Prien (vedi foto), invitò i suoi ufficiali ad una cena che doveva essere di saluto e di buon auspicio in previsione dei giorni di sacrificio che di lì a poche ore avrebbero dovuto affrontare, accompagnati come sempre dal consueto stoicismo che oramai caratterizzava il loro comportamento in mare.  La cena fu celebrata con portate succulente e in un'atmosfera quanto mai festosa come si addice ad una cerimonia di classe. Il mattino seguente ci furono i preparativi e Prien, si sentiva particolarmente ansioso di riprendere il mare, ma quello che non sapeva era il fatto che stava andando incontro al suo destino...

... "ho un presentimento per questo viaggio, sento che sarà importante per tutti noi".

disse rivolto all'amico e collega, Otto Kretschmer, che era passato a salutarlo prima della sua  partenza 

... "ti seguirò fra un paio di giorni, tienimi in serbo un convoglio".

Tre giorno dopo anche Kretschmer col suo U-99 lasciò Lorient,  il giorno a presso salpò anche Schepke a bordo del suo U-100 e tutti erano diretti in Atlantico a caccia di prede. 

     Il giorno 7 Marzo, Prien, avvistò un grosso convoglio e ne segnalò la presenza e la rotta al comando supremo e per tutta la notte e gran parte del giorno dopo continuò a seguirlo. Era un grosso convoglio provvisto di una buona scorta di cacciatorpediniere e di corvette... a questo punto della storia, ancora oggi non si sa con esattezza cosa sia veramente successo al battello di Prien, e tutto ciò di cui si dispone sono le note riportate sul diario di bordo del capitano di corvetta, Jim Rowland, comandante della corvetta inglese "Wolverine" che gli diede la caccia.  A detta del comandante inglese il sommergibile in questione, l'U-47, sembra che sia emerso in prossimità del convoglio, protetto in qualche modo da uno scroscio di acqua, ma che una volta diradatosi sia stato prontamente avvistato dalla sua vedetta, subito Jim Rowland si mise in rotta per intercettarlo; alle 0.26, il "Wolverine" accelerò l'inseguimento del sommergibile che procedeva in superficie zigzagando a circa 3/4 di miglio più avanti; fu sparato un razzo illuminante da un cacciatorpediniere accorso in ausilio, subito l'U-47 si immerse, ma dopo alcuni minuto fu inquadrato dall'ASDIC del "Wolverine". In quel momento si trovava a poca distanza dalla corvetta, la quale iniziò la caccia vera e propria bersagliandolo con bombe di profondità, una delle quali andò sicuramente a segno danneggiando gravemente i serbatoi di nafta poiché verso le 3.20, l'ufficiale di macchina avvertì in mare una enorme chiazza di petrolio accompagnata dal tipico odore acre e infatti, il sommergibile lasciava dietro di se una scia piuttosto evidente. Improvvisamente l'U-boot scomparve sotto una densa chiazza di olio nero, comunque il comandante Rowland non desistette dalla caccia e continuò a cercarlo. Alle 5.14 l'idrofono di bordo captò un rumore di eliche in avvicinamento a cinque miglia di distanza, si trattava di un rumore meccanicamente troppo accentuato, come se un'asse elica fosse disallineato. Alle 5.19 il sommergibile fu avvistato sempre a proravia sinistra, tant'è che il comandante Rowland cercò  di speronarlo, ma l'U-47 si immerse nuovamente. Più tardi nel primo chiarore dell'alba attraverso l'acqua cristallina si notò una strana fosforescenza provenire dal battello sommerso a causa delle bollicine d'aria che salivano in superficie; a quel punto trovandosi quasi sulla sua verticale la corvetta scarico altre cariche di profondità. Alle 5.43 si udì una violenta esplosione e un gran bagliore provenire dalle profondità marine che brillò per qualche istante poi più nulla. Inutili i segnali di richiamo inviati da Dönitz, Il comandante Prien non rispose più ad alcun appello.

     Al colmo dell'ironia, lo stesso giorno in cui scomparve Prien con l'U-47, il comandante Lemp a bordo dell'U-110 avvistò un grosso convoglio che si dirigeva al largo dell'Islanda. Subito Lemp diramò le coordinate e altri sommergibili accorsero, tra cui l'U-100 di Schepker e l'U-99 di Kretschmer. A causa delle forti condizioni avverse del mare, il branco dovette tallonare il convoglio per giorni e giorni, ma un'amara sorpresa  era in agguato, il branco dei lupi grigi che erano accorsi per spartirsi le ambite prede, si trovò di fronte una scorta molto agguerrita e ben determinata. Subito fu attaccato Schepke da due cacciatorpedinieri della Royal Navy al comando del capitano di fregata, Donald Macintyre, divenuto in seguito uno dei più abili cacciatori della guerra. L'U-100 di Schepke si immerse ma fu presto danneggiato dalle bombe di profondità e fu costretto ad emergere, ma fu a sua volta individuato dal radar che finalmente stava dando i suoi primi frutti. Il cacciatorpediniere "Vanoc" ne seguì le tracce sullo schermo e intercetto l'U-boot rimasto in panne speronandolo proprio al centro della torretta dove stava il comandante Schepke e nell'urto, egli ebbe tranciate ambedue le gambe. Dopo il violento impatto l'unità si ritrasse e il tronco di schepke privo delle gambe cadde in mare, lo si vide annaspare finché i flutti lo ingoiarono per sempre. Anche Kretschmer non ebbe miglior fortuna, ma sicuramente più degli altri suoi compagni che erano scomparsi. Dopo la sua partenza da Lorient aveva partecipato all'attacco al convoglio che qualche giorno prima era costato la vita a Prien, per fortuna o per bravura in quella occasione riuscì ad affondare due navi ma l'improvvisa comparsa di due corvette lo avevano costretto ad immergersi e dovette subire per alcune ore il bombardamento da parte di queste ultime, ma alla fine riuscì nuovamente a scamparla. Il 16 di Marzo riuscì a raggiungere l'altro convoglio, lo stesso in cui fu affondato l'U-100 di Schepke. Ancora una volta era riuscito a infiltrarsi nel convoglio riuscendo ad affondare sei navi dopodiché si defilò ma poco dopo l'ufficiale di guardia in torretta avvistò un caccia. Kretschmer ordinò subito l'immersione ma, sconsideratamente, non pensò che sarebbe stato individuato dall'ASDIC che prontamente rivelò la sua presenza. Nell'immensità dell'oceano l'U-99 era giunto proprio là dove, poco prima, era stato affondato l'U-110 di Schepker, e il "Vanoc", che lo aveva da poco speronato, proprio in quel momento stava raccogliendo i cinque superstiti dell'U-boot. L'U-99 quindi, era caduto a sua volta nelle grinfie degli stessi segugi che avevano affondato l'amico. Subito il "Walker", un'altro cacciatorpediniere che si trovava nei paraggi, sferrò il suo attacco scaricando le bombe di profondità sul malcapitato U-99, il quale per il loro effetto ebbe subito fuori uso i motori e danneggiate gravemente le eliche. Impossibilitato a governare Kretschmer scese a 220 metri di profondità. A questo punto il battello cominciò a scricchiolare costringendo il comandante a dare aria alle rapide e risalire in superficie a palla. Un riflettore lo illuminò mentre se ne stava inerme sulla superficie, dalla torretta fu segnalato... sto affondando. L'equipaggio fu trasbordato a bordo del "Walker". Si dice che Kretschmer si accese un sigaro e dopo aver distrutto i codici si arrese e trasbordò anche lui a bordo del caccia. Il comandante Macintyre che si aspettava di incontrare un fanatico nazista, spavaldo e strafottente, si trovo di fronte un ufficiale, Kretschmer, che gli si rivolse con calma e rispetto e per prima cosa si congratulò con lui per il suo successo.

     Dopo questi funerei fatti, qualcuno ha asserito che la scomparsa dei tre eroi segnò l'inizio della riscossa alleata sugli U-boot. I tempi beati, i tempi felici delle facili vittorie sembravano finiti. Persino Hitler non volle che venisse data la notizia della loro scomparsa e finché fu possibile farlo, la cosa venne tenuta segreta. Lo spirito di questi uomini rimase comunque per sempre sospeso ad aleggiare sulle rotte degli U-boot in un memorandum di imprese.

 

  

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