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"U-boot"  i battelli del mare sommerso

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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L'ammutinamento delle corazzate

 

    Per quanto strano possa sembrare e/o per quanto controverso possa apparire, è importante sottolineare una delle ultime azioni in cui gli U-boot vennero chiamati ad operare. 

    La guerra era giunta oramai alle sue ultime battute, ciò nonostante, nel mese di Novembre si profilò uno scontro navale di notevoli entità e non tra U-boot e navi inglesi e/o alleate, ma bensì fra U-boot e alcune unità corazzate della Imperiale Marina Tedesca.  Non fu sparato alcun colpo da nessuna delle due fazioni opposte, ma di sicuro fu un fatto molto grave e quanto mai inaspettato. Quel che è doveroso sottolineare in questa vicenda è l'assoluta abnegazione e la cieca obbedienza degli equipaggi dei U-boot, che con ostinazione si adoperarono al fine che non fosse compiuto un atto indoveroso nei confronti del proprio Paese, ponendosi come a salvaguardare un'entità e una integrità che assolutamente non avrebbe mai dovuto venir meno a determinati principi di fedeltà.

    Uno dei protagonisti della vicenda, per così dire, fu il comandante dell'U-135, Johannes Spiess, (vedi foto) il quale suo malgrado fu coinvolto nelle vicende che riguardarono da vicino i disordini che portarono all'ammutinamento della flotta dell'Alto Mare Tedesca e al suo rifiuto di obbedire al Kaiser.  

    A questo punto della storia bisogna osservare che dopo la battaglia dello Jutland, avvenuta due anni e mezzo prima, considerato uno degli scontri navali più inverosimile che si sia verificato, la grande flotta dell'Alto Mare Tedesca, una volta rientrata nel porto di Wilhelmshaven, vi rimase relegata e inattiva allo scopo, forse, di proteggerla. L'ammiragliato, anziché impiegare tale forza per svolgere il suo compito primario per cui era stata creata, cioè combattere, contrariamente la pose in uno stato di inoperosità. Nella realtà questo oziare comportò un progressivo logoramento, tanto da indurre  i migliori ufficiali e marinai più competenti, ad offrirsi volontari per prestare servizio sui cacciatorpediniere o nei sommergibili. Questa lenta epurazione delle volontà, col tempo, lasciò a poltrire gli spiriti meno combattivi e pigri, per giunta in relazione all'andamento sempre meno promettente della guerra, i marinai cominciarono a ricevere delle razioni sempre più scarse e di qualità estremamente scadente come: rape, pane nero, scarsissima carne e altri intrugli di erbe... mentre le mense Ufficiali dislocate a terra erano ben rifornite e dove non mancavano certo di liquori e altri generi di prima qualità. Alla base di tutto però, vi era anche un malcontento genericamente diffuso, lo scontento incominciava a dilagare, la fame le privazioni del popolo tedesco andava aumentando in maniera esponenziale e, oramai, tutti avevano perso ogni illusione sull'andamento del conflitto e, non solo, molti e non pochi avevano perso la fiducia nella classe dirigente del Paese.

    Johannes Spiess dunque, fu convocato dal comandante della flottiglia dei sottomarini, Ammiraglio Andreas Michelsen, che lo informò che gli equipaggi delle corazzate "Thüringen" e "Helgoland" si erano ammutinati, perciò egli ricevette l'ordine di di intervenire con il suo sommergibile, l'U-135, per sedare la rivolta. Spiess, accompagnato da alcune altre unità rimaste fedeli si recò nel porto e prese posizione di fronte alle unità ribelli pronto a silurarle;  all'improvviso i cannoni della corazzata "Helgoland" furono puntati a loro volta sul sommergibile... trascorsero alcuni momenti di panico, fortunatamente poco dopo la "Thüringen" segnalò al sommergibile di accostare e parecchie centinaia di rivoltosi vennero arrestati. 

     Per il momento la cosa fini in quei termini, ma il malcontento continuava a serpeggiare e già i primi comitati in appoggio ai marinai sfilavano per Berlino e tutti inneggiavano non più alla disobbedienza ma alla rivoluzione... il 9 Novembre il Kaiser Guglielmo II° abdicò e fuggì esule in Belgio, gli U-boot che stavano rientrando alla base ebbero l'onta di doversi arrendere ai rivoltosi... anch'essi marinai e compagni d'arme che li avevano traditi con infamia.

     l'11 Novembre 1918, una delegazione della Germania salì sudi un vagone ferroviario firmò la capitolazione, erano le ore 05.40 del mattino, più tardi alle ore 11.00 entrò in vigore il cessate il fuoco.

    Tutti i sommergibili ancora in forza ricevettero l'ordine di arrendersi nei porti designati dagli alleati, incondizionatamente, senza auto-affondarsi. In tutto furono 176... all'inizio del conflitto la Germania ne possedeva solamente 20 ma durante il conflitto ne costruì altri 345 di cui 178 furono affondati in combattimento, negli scali di costruzione ve n'erano ancora 224 nei vari stati di avanzamento che, inevitabilmente, il tempo ricoprì di ruggine.

    13.000 tra ufficiali e marinai avevano servito con onore a bordo degli U-boot, e tra di essi, 515 ufficiali e 4849 marinai persero la vita in mare, a scapito di oltre 5000 navi affondate e ben 15.000 civili uccisi (sempre secondo una stima approssimativa).

 

 

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