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"U-boot"  i battelli del mare sommerso

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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Le generalità di un sommergibile

 

     Agli inizi del XX° secolo sino alla fine degli anni 40, il sommergibile poteva considerarsi ancora una nave di superficie che di tanto in tanto poteva immergersi per eludere eventuali osservatori e/o per sferrare un attacco contro un bersaglio, per come si dice... rimanendo in semi-affioramento a quota periscopica e scendendo poi a 100 - 130 metri e attendere passivamente le razioni nemiche.

     Bisogna anche dire che in immersione camminava a velocità piuttosto lente perché si serviva di motori elettrici quindi, aveva un scarsa autonomia ed inoltre, poteva rimanere sott'acqua per poco tempo per mancanza di aria, ed in fine, doveva riemergere per ricaricare le batterie.

     In superficie, come battello, potendo usufruire di tutta l'aria necessaria, e con i motori diesel poteva avere andature più sostenute e per lo più, in coperta, poteva anche contare su di un cannoncino e mitragliatrici per eventuali scontri ravvicinati. 

     Agli inizi del secolo i primi U-Boot erano dotati di un unico tubo lancia siluri ed erano molto lenti nell'espletare la fase di immersione, molto delicata, in compenso quand'era in superficie era più maneggevole e qui navigava nella maggior parte del tempo.

     Quindi per poter parlare di un vero sottomarino, bisognerebbe capovolgere radicalmente questo concetto d'uso, ovvero, considerare l'ambiente subacqueo il solo ambiente operativo e limitando le emersioni alle sole manovre in porto. Tutto ciò sarà realizzabile con l'impiego dell'energia nucleare, erede quanto mai diretta dei motori a combustione interna. Il reattore nucleare infatti conferirà ai moderni sommergibili, sia che essi navighino in emersione che in immersione, una fonte di energia più che sufficiente e per un tempo pressoché illimitato. Basti solamente pensare che 1 Kg.  di "Uranio 235" produce energia termica al pari di quella prodotta da quattro milioni di litri di nafta, oltre modo, questa fonte energetica permetterà di risolvere una enorme quantità di problemi legati al sommergibile convenzionale, ivi compresa la velocità e l'autonomia in immersione, con la possibilità di rigenerare l'aria che in esso viene utilizzata. Naturalmente tutto questo ha comportato la necessità di dover ridisegnare il profilo degli scafi onde assicurarne una maggior velocità in immersione con il conseguente abbandono delle linee idrodinamiche per la navigazione in superficie. Altro fattore più che  determinante sono state le conquiste tecnologiche messe a punto per rendere gli scafi sempre più resistenti e più confacenti alle maggiori profondità in cui possono operare.

     Ma lasciamo stare le tecnologie moderne e occupiamoci per ora dei sommergibili convenzionali, cioè di quei sommergibili, gli U-Boot (Unterseeboot),  che hanno costituito un notevole deterrente militare altamente pericoloso e che ha abbracciato l'arco di ben due guerre mondiali, nel corso delle quali hanno seminato terrore e distruzione; basti pensare che nel corso delle loro azioni i sommergibili tedeschi hanno affondato qualcosa come 8000 navi, tra mercantili e da guerra, seppellendo con loro centinaia di migliaia di uomini, spesso inermi. 

     Agli inizi del XX° secolo il sommergibile era da considerarsi ancora un'arma sperimentale, lo stesso von Tirpitz dichiarò che la grande Germania non aveva bisogno di sommergibili, tuttavia il primo U-Boot, L'U-1,  entrò in servizio nel 1906, ed anche se all'inizio le sperimentazioni non furono molto incoraggianti, l'Alto Comando Tedesco intuì la potenzialità del questo nuovo mezzo. Negli anni tra il 1909 e il 1914 furono varati altri sommergibili con caratteristiche tecniche sempre più all'avanguardia, ad esempio: col l'UB-1,  si passò a due tubi lanciasiluri da 450 mm. e all'ausilio di un cannoncino inoltre, vennero montati periscopi con delle ottiche migliori e per la propulsione furono anche dotati di motori diesel molto efficienti che consentivano di navigare in piena autonomia per una distanza di oltre 5000 Miglia, e ciò permise loro di spingersi ben d'attorno alle coste dell'Inghilterra, così da tenere sotto controllo tutto il traffico mercantile dei rifornimenti diretti nell'isola britannica. Poi fu la volta degli, UB-2, questa nuova generazione aveva un dislocamento doppio rispetto all'UB-1,  che passò a 263 Tonnellate, erano leggermente più lunghi e più veloci e furono armati con due tls da 500 mm.

     Si passò poi alla realizzazione dell'UB-3 (vedi foto)  leggermente più grande e armato con cinque tls, ed anche se considerato ancora un battello costiero, in realtà aveva un'autonomia che gli consentiva di potersi spingere in alto mare. Dall'esperienza dei primi UB-3, dimostratosi molto efficiente, in seguito vennero sviluppate delle nuove versioni decisamente migliorate, e questo di fatto, fu il battello forse più costruito durante il primo conflitto mondiale. Forse l'unico punto a sfavore era il fatto che questo tipo di battello aveva i serbatoi del carburante all'esterno dello scafo resistente, questo lo rendeva più vulnerabile perché più esposto agli attacchi delle cariche di profondità.

     Ad ogni buon conto, nell'autunno del 1917, anche quest'ultimo battello subì una trasformazione ovvero: i serbatoi del carburante e le casse di zavorra principali vennero sistemate all'interno dello scafo resistente ed inoltre, la costruzione fu resa più semplice, anche il dislocamento subì una variante che passò a 350 Tonn. si trattava del nuovo UF, destinato poi a pattugliare il mare del Nord. Di questo tipo ne furono messi in cantiere bel 92 esemplari. Ovviamente dato il dislocamento ridimensionato, il nuovo battello ebbe un beneficio in quanto a manovrabilità e autonomia, per lo più vennero installati dei nuovi motori diesel sovralimentati in modo tale da aumentarne la potenza a disposizione. Altri progetti vennero posti in essere come il nuovo, UG, che altri non era che un ulteriore miglioramento dell'UF, ma col capitolare della Germania imperialista tutto venne a decadere.

 

 

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