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"U-boot"  i battelli del mare sommerso

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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Dagli albori della storia sottomarina

 

     Non vi è dubbio alcuno che l'essere umano abbia sognato di conquistare questo elemento sin dalla prima volta che ne ha solcato l'onda, nell'ingegnoso intento di allargare i suoi orizzonti di conquista. I sacri testi dell'antichità infatti ci riportano quanto fu affermato da Erodoto, il quale ci riporta l'avventura di un tuffatore greco, tale Scilla, che tuffandosi in mare, non riemerse che molte miglia più in là. Ovviamente la cosa sarebbe stata impossibile a realizzarsi, aggiunse lo storico, se quest'ultimo non si fosse servito di un qualche natante. Più tardi, durante il rinascimento, con le sue evoluzioni e coperte, si sono fatte le prime esperienze accrescendo le conoscenze poste in essere da Archimede sulle capacità idrostatiche dei corpi galleggianti, tutto ciò portò a formulare poi i principi che più tardi avrebbero reso possibile il realizzarsi di un battello capace di navigare in immersione. I primi studi che si possono concretizzare in proposito, appartengono ad un matematico inglese, un certo William Bourne, che progettò una sorta di imbarcazione che potesse andare sott'acqua; praticamente si incominciavano a legare i principi della spinta idrostatica a calcoli matematici. Il battello di Bourne, prettamente teorico, metteva per la prima volta in evidenza un sistema a camere d'aria che serviva a modificarne il dislocamento con l'utilizzo di camere di zavorra, lo stesso principio che più di 3 secoli più tardi si sarebbe basato il sommergibile moderno.  Nel secolo XVIII°, Bushnel e Fulton applicarono a questo progetto un sistema di propulsore subacquea e lo dotarono di una pompa e una valvola manovrate a mano, che gli consentiva di scendere i risalire variando per l'appunto il dislocamento.  In fine, verso la fine del secolo, Fulton, applicò al battello dei timoni orizzontali che gli consentivano di migliorarne la governabilità  e lo sperimentò proprio in Francia attirando persino la curiosità di Napoleone il quale, per così dire, non si sentì in investire dei capitali su un progetto forse troppo avanti nei tempi.

     In pratica, per molti anni ancora quel progetto sarebbe rimasto intrappolato dalla storia, e di fatto, quasi fino alla fine del XIX° secolo, al tempo in cui ancora non vi furono dei sostanziali progressi se non nella fervida  immaginazione di Jules Verne che nel 1870, pubblicò per l'appunto "Ventimila leghe sotto i mari" e ne descrisse le imprese e le tecnologie. 

     Strano a dirsi ma, all'epoca, un noto critico beffò il racconto di Verne dicendo di essere privo della ben che minima ipotesi legata alla realtà. Come ben sappiamo niente di più sbagliato, se solo pensiamo che qualche lustro più tardi, gli U-Boot germanici avrebbero tradotto le fantasie dello scrittore in realtà... e che realtà. 

 

 

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