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"La Serenissima Repubblica"

a cura di Alessandro BELLOTTO

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Le origini

 

     Siamo attorno al mille a.C. e secondo una antica leggenda, sembra che dopo la distruzione di Troia, tanto decantata nei versi di Omero, una tribù dell'antica popolazione sua alleata, "i Veneti", proveniente dalla Paflagonia, una regione dell'Asia minore che si affaccia sul mar Nero (attuale Turchia), abbandonò le proprie terre e si unì ad un manipolo di troiani sopravissuti alla strage, e guidati dal troiano Antenore, partirono veleggiando verso Occidente alla ricerca di un nuovo insediamento dove poter vivere.

La Paflagonia

     Navigarono quindi verso le rotte del mediterraneo risalendo il braccio di mare del nordest italico approdando proprio nella zona costiera dell’alto Adriatico e che oggi porta il loro nome, il Veneto. Sempre secondo Omero, questo antico popolo che lui chiamava “Eneti o Heneti”, cacciò verso l’interno la popolazione già preesistente, gli Euganei, e si insediò definitivamente nel territorio dando origine alla civiltà paleoveneta o meglio detta dei Veneti Antichi. Avevano fama di essere degli ottimi allevatori di cavalli di razza. Cosa altrettanto importante nella storia, sono le testimonianze epigrafiche ritrovate in quei siti secondo cui la lingua da loro parlata era il “venetico” a similitudine dell’attuale idioma veneto. Ma quello che ancora oggi gli studiosi non sono riusciti del tutto a chiarire, è un fatto connesso che vede attribuire il nome “Veneto” anche ad altre popolazioni simili distribuite in quasi tutto il territorio dell’Europa. Molti sono concordi con l’asserire che questo termine significasse anche “conquistatore” e che quindi fosse attribuibile ad altre etnie però, con molta probabilità, non si è trattato della migrazione di tutto un popolo intero ma di piccoli nuclei migrati in tempi diversi che si sono poi fusi con la cultura degli abitanti con cui sono venuti a contatto. Infatti: fonti antiche indicano che gli insediamenti dei veneti pre-romani si trovano anche in Armonica, nella Bretagna, sul lago di Costanza nelle Alpi centrali come nella Prussia occidentale alla foce della Vistola, altri li troviamo nel Lazio probabilmente arrivati assieme ad Enea, e altri per l’appunto li troviamo in Asia minore. Queste migrazioni ebbero luogo tra il XIII° e il XII° secolo a.C. e per quanto li concerne, gli studiosi sono concordi con l’asserire che i “Veneti” che si insediarono in questo territorio trovarono un abitat a loro confacente e che soddisfò a pieno le loro esigenze, al punto che si trovano tracce dei loro insediamenti anche in Friuli Venezia Giulia e in Trentino. I Veneti dunque, furono un antico popolo che fece parte dell’Italia settentrionale. Dal principio, oltre che sul litorale lagunare, essi si stabilirono sulle rive dell’Adige dove si distribuirono in piccoli villaggi e poi su nelle zone interne delle prealpi, verso il bellunese, allora molto più boscose di oggi e quindi proficue di selvaggina. Uno fra i primi centri importanti che essi fondarono fu l’antica Atheste, l’odierna Este, che fu culla di innovazioni e di evoluzioni culturali, e poi tanti altri insediamenti come la stessa Padova, che sembra essere stata fondata da Antenore stesso, e poi ancora altri centri come, Treviso e Oderzo, Montebelluna, e poi Mel nel feltrino e ancora Calalzo. I secoli a venire, con l’espansione dei Romani verso la pianura padana, avvenuta intorno al III° secolo a.C., videro i Veneti battersi al loro fianco contro le invasione dei Galli, e questa alleanza continuò anche durante la campagna contro il grande  Annibale nella seconda guerra punica, e più tardi li vide ancora uniti contro una prima calata dei Cimbri provenienti dal nord d’Europa, e precisamente dalla penisola dello Jutland in Danimarca intorno all'anno 100 a.C.

     Così pian piano la cultura venetica comincia a fondersi con quella latina in una pacifica convivenza e sempre più vengono stretti i rapporti con l’Italia centrale, tanto da favorirne il commercio e l’economia, oltremodo asserviti da una rete viaria che ne facilitò i collegamenti. Vengono in seguito costituiti anche i primi municipi, piccole città con una amministrazione propria e dove fiorirono le arti e le culture, favorite oltre modo anche dall’apporto dello storico padovano Tito Livio e dal poeta veronese Catullo, entrambi fautori di questo progressivo sviluppo culturale e letterale Veneto. Così Augusto imperatore, inserì i Veneti nella X Regio, Venetia et Histria, che altri non era se non una suddivisione del territorio italico in 11 compartimenti dette Regioni, in ciascuna delle quali erano raggruppare tutte le colonie e/o i centri ad esse appartenenti. Tale provvedimento rappresentò, per i suoi tempi e oltre, quanto di meglio e di innovativo si potesse mettere in atto ai fini della organizzazione dello stato romano, sia sul piano dei principi concettuali quanto amministrativi, poiché da ciò era possibile ricavare le diverse caratteristiche geografiche del territorio con annesse le proprie etnie sociali ed economiche, e per di più forniva l’esatta entità delle estensioni agrarie e catastali ai fini di stabilirne la consistenza patrimoniale e le relative classi sociali.

 I veneti dunque si allinearono a quella che poi passò alla storia come,  l’epoca romana, seguendone le alterne vicende.