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Mediterraneo origini storiche della Marina

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

 

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Preambolo storico dell'Europa del 700

 

     Ma il braccio dell'uomo si estese dalla terra al mare e poi attraverso di esso ad altre terre,  e la sete di conquista crebbe, e i nuclei più forti soverchiarono il  mondo conosciuto creando degli equilibri che finirono, loro malgrado, per essere presi nel vortice degli avvenimenti. 

     L'Europa del settecento usciva da una diatriba di conflitti politici per il controllo delle terre e delle vie d'acqua; ma dietro a questo stato di cose si era diffuso sempre più anche il concetto di possesso... i reggenti infatti, si consideravano i legittimi ed assoluti proprietari dei loro reami o dei loro imperi. Tutto cioè era considerato come un bene assoluto di famiglia la cui casta era al disopra del bene stesso e del popolo perciò, tutto l'equilibrio politico che lo gestiva era di origine dinastica. Questa concezione, derivata da uno sconosciuto diritto divino, che ne regolava i flussi, scandiva le alleanze, operava le guerre e sanciva le paci... nelle somme, era da considerarsi: uno stato, nello stato delle cose. 

     Dopo la guerra di successione per la nuova reggenza del trono di Madrid lasciato vacante dal defunto Carlo II°, ultimo discendente degli Asburgo del ramo spagnolo, la partita si risolse a favore dei Borboni che insediarono sul trono di Spagna ,Filippo V°,  mentre all'Austria che aveva ceduto la corona, ebbe in cambio le Fiandre (l'attuale Belgio) il Granducato di Milano fino al Ticino, il regno di Napoli, la Sardegna e lo stato dei presidi ovvero: Orbetello e dintorni. 

     Dunque, ad entrambi questi rami, compresa la reggenza di Francia, strettamente legati all'assolutismo del potere, vi si contrapponeva la coalizione di altri stati tra cui: l'Olanda, in seguito alla quale dopo la rivoluzione calvinista il potere era passato nelle mani del parlamento, cioè ai rappresentanti della plebe; come non era più così, o quasi, nell'Inghilterra post Cromwell, dove una ristretta minoranza di puritani aveva ridotto i poteri della nobiltà avviandola verso un conformismo parlamentare; a questi si aggiungeva in fine la Prussia anch'essa in espansione, e così il Portogallo e la Savoia. 

     Quest'ultima però non aveva una reggenza  vera e propria, per cui l'unico motivo che aveva spinto Vittorio Amedeo II°, della casa Sabauda, a partecipare alla mischia per la successione, era la speranza di ottenere un rango più alto. Ed infatti così avvenne. Con il trattato di Utrecht del 1713 e successivamente ratificato da quello di Rastadt 1714, in base al quale risultavano le nuove spartizioni dell'Europa, proprio per merito della sua partecipazione alla causa, in aggiunta ai titoli di principe del Piemonte e duca di Savoia, Vittorio Amedeo II° ottenne le terre e il titolo di re di Sicilia. 

     Egli quindi fu il primo re Sabaudo a salire ai maggiori altari della nobiltà. 

     Questo nuovo ruolo gli conferiva un maggior prestigio in campo internazionale, di certo la casa Savoia non era in grado di contrapporsi ad un colosso come la dinastia degli Asburgo, ma essa era oramai inserita nella diplomazia Europea e ciò serviva da contrappeso proprio nei confronti dell'Austria, e questo, fu davvero il suo più grande successo. 

     Il nuovo re di Sicilia venne solennemente incoronato nella cattedrale di Palermo sul finire del 1713 e subito si insediò nel Parlamento che gli giurò fedeltà  e presso il quale, il nuovo monarca,  si impegnò a rispettare i privilegi dell'isola e i suoi statuti. 

     Con l'occasione indisse anche una amnistia generale e si interessò quali fossero i bisogni più impellenti di cui necessitava l'isola. 

     Ma nonostante la sua volontà incontrò molta resistenza, da prima con i masnadieri che infestavano l'isola agendo nella illegalità e favorendo il contrabbando, oltretutto minacciando pure la sicurezza pubblica; poi le coste della regione erano continuamente bersagliate dai pirati e per di più, l'organizzazione militare era disorganizzata al massimo. Non parliamo poi  dell'industria che languiva e così pure l'agricoltura era adoperata con molta scarsità, insomma: era un regno che giaceva in uno stato di grave disagio economico.

      Ma nonostante i suoi sforzi di compenetrarsi con i nuovi  sudditi le cose non andarono secondi i suoi intenti. 

     Intanto l'imperialismo spagnolo, sobillato da Alberoni, quale cardinale consigliere del re, tornò ad alzare il capo, questo provocò l'intervento della diplomazia europea che però si avvalse anche l'autorità di Vienna, naturalmente, dal canto loro gli Asburgo prospettarono nuove richieste che si concretizzarono col trattato dell'Aja del 1720 e in base al quale si  stabiliva che la Sicilia sarebbe passata dal dominio Piemontese al quello Austriaco e che a Vittorio Amedeo II° fosse assegnata la Sardegna, sulla quale veniva riconfermato il titolo di re. 

     Così dopo un settennato di governo Vittorio Amedeo dovette cambiare stato. 

     Egli cercò di opporsi in tutti i modi; arrivò anche a proporre la sua rinuncia al Piemonte se gli lasciavano la Sicilia e Napoli, ma non fu ascoltato e dovette rassegnarsi a sbarcare nell'isola dei quattro mori. (vedi nota) 

     La Sardegna, per uno stato continentale qual'era il Sabaudo, praticamente privo di una flotta e così distaccato dalle sue sponde oltre mare, era di difficile accesso, e in qualche  modo per un certo tempo fu quasi abbandonata a se stessa. 

 

 

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