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Mediterraneo origini storiche della Marina

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

 

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Grandi Marinai

     

     Come abbiamo potuto osservare l'ardimento della pur se piccola marina  sarda negli avvenimenti del 1793 fu molto determinante, e proprio in virtù di questo fatto è doveroso sottolineare che molti uomini in essa arruolati, erano originari della Maddalena e ciò, ancora una volta, sottolinea la predisposizione di questa gente per tale professione, ed è un aspetto questo che troverà riscontro anche nel futuro. Più  che abili come pescatori, questi uomini sono stati patrioti del mare, abili marinai, ardimentosi e professionalmente sempre ben preparati. 

     Ma ritorniamo al regno Sabaudo, per il quale le cose non promettevano poi così bene. Nonostante le vittorie riportate agli estremi lembi del regno, per i reggenti si profilavano all'orizzonte nubi ancora più dense dovute proprio al nuovo astro francese, Napoleone Bonaparte, il quale posto a capo dell'esercito di stanza in Italia, invase il Piemonte e costrinse il re Vittorio Amedeo a firmare l'armistizio di Cherasco, 28 Aprile del 1796,  seguito dal trattato di Parigi il 15 Maggio. Così avvenne, che dopo la cessazione delle ostilità,  a causa delle gravissime condizioni economiche in cui languiva lo stato, imposero al re una smobilitazione quasi generale delle sue forze e in particolare della marina, riducendo i suoi organici ad un minimo storico di soli pochi uomini. Fintanto, le cose continuarono a peggiorare, e il nuovo reggente, Carlo Emanuele IV, successore di Vittorio Amedeo, si trovò suo malgrado a governare con i Francesi in casa e per di più, con gli stati confinanti in continuo fermento, al ché, fu costretto a riparare in Sardegna.  A questo punto era ben evidente che l'unica difesa utile da contrapporre alle ingerenze esterne era quella di possedere una flotta adeguata, si...ma in quali condizioni era questa flotta ? Dire precarie era ancora poco, bisogna dire disastrose, tenuto conto anche del fatto che i Francesi non erano i soli che premevano lungo i confini, vi erano anche i barbareschi che ne infestavano le coste, tanto è, che nel Settembre del 1798 un'orda di Tunisini si scatenò contro l'isola di S. Pietro, nell'Arcipelago di Sulcis, devastando Carloforte e deportando gran parte della popolazione. Le poche  navi dislocate a La Maddalena in questo frangente poco poterono fare. La medesima cosa stava accadendo l'anno dopo alla Maddalena, sempre ad opera dei Tunisini, anche in questo caso le poche navi che quel momento erano in navigazione attorno al periplo dell'isola non fecero in tempo ad intervenire. Fortunatamente l'isola si salvò grazie all'eroismo dei suoi cittadini e grazie anche all'opera di Agostino Millelire, fratello di Domenico già eroe dei tempi passati. Tutto questo indusse il re a scrivere all'ammiraglio Nelson chiedendo, qualora fosse possibile, di far stazionare qualche sua nave lungo la costa sarda. Nelson in quelle circostanze non promise nulla, ma comunque riferì al re che semmai i Francesi avessero avuto delle intenzioni bellicose sarebbe accorso in aiuto. 

     Non rimaneva quindi che affidarsi alla piccola Marina Sarda allora affidata al comando del capitano di fregata Vittorio Porcile. A quei tempi però le unità di cui si poteva disporre erano ben poche: una mezza-galera la "Santa Barbara", un brigantino il "San Vittorio", una goletta la "San Filippo", delle gondole "Sardinia - Bilancello - Ardito - S. Maurizio", uno sciabecco il "Vittorio Emanuele" e una Tartana (vedi foto). A tutte queste unità fu successivamente posta a capo la  mezza-galera " Santa Teresa" comandata da Giorgio Andrea Des Geneys, al quale fu poi affidato anche l'incarico, per anzianità, di comandante in capo della stessa Marina Sarda. E questa fu una scelta a dir poco, molto appropriata. Quella di Des Geneys, è senza dubbio una figura che ebbe un rilievo quanto mai importante per la storia e lo sviluppo della Marina Militare Sarda, non di meno infatti egli è da considerarsi il precursore se non colui che ha fondato la vera Marina Sabauda che poi divenne, per discendenza storica, la Marina Militare Italiana. A tal proposito non vi è dubbio alcuno che Des Geneys capì che il punto nevralgico per la difesa marittima della Sardegna era proprio La Maddalena, e non soltanto per la sua posizione geograficamente favorevole e che lo stesso Ammiraglio Nelson ebbe poi modo di constatare, oltre beninteso, agli stessi Francesi che tentarono di negoziare l'intera regione per assicurarsi gli approdi in cambio di altre province; ma vi era anche per un'altra ragione che spinse il Des Geneys a preferire la Maddalena... era per la vocazione marinara dei suoi abitanti, egli stesso ebbe modo di affermare che quella piccola isola era una fucina incomparabile di eccellenti marinai da guerra sui quali si poteva fare sempre affidamento. E di fatto, proprio all'inizio del secolo, stabilì in quel sito la base operativa della marina, anche in considerazione della affidabilità del comandante del porto, Agostino Millelire, che ebbe a dimostrare la sua fedeltà al re in più di un'occasione.

     Però per meglio sensibilizzare il lettore su ciò che significa una base navale ed alla sua potenzialità in quanto tale, è bene sottolineare alcuni aspetti strategici e che vanno riferiti, non solo all’importanza per la centralità dell’arcipelago maddalenino  nel bacino del mediterraneo, e/o al fatto di potersi riparare a ridosso dai venti in acque più tranquille, ma anche alla sua efficienza in quanto capacità di difesa e di sicurezza che risulterà sicuramente migliore trattandosi proprio di un arcipelago,  anziché un porto naturale che confini con la terra ferma!! E’ una questione di strategia militare…di quanti mezzi si dovrebbe disporre per poter porre un blocco ad un porto insulare, e quanti ancor ce ne vorrebbero per porre lo stesso blocco ad un arcipelago che confinasse con il proprio entro terra. Le isole dei carrugi erano state scelte da Nelson proprio per queste caratteristiche, più entrate e/o più vie di scampo e in acque abbastanza profonde dove poter governare in assoluta libertà.

     L’esperienza ci ha portato a constatare che un porto militare può avere tantissimi contro e pochissimi pro, la storia del nostro recente passato purtroppo ci ha insegnato proprio questo…a Taranto, la notte tra l’11 e il 12 novembre del 1940 molte unità della nostra flotta navale vennero messe fuori combattimento da un attacco sferrato con aerosiluranti, Inglesi, mentre erano nel porto; da questo avvenimento ne trassero a loro volta spunto i Giapponesi quando progettarono la loro missione diretta a Pearl Harbor. 

    …ma quella notte, a Taranto, le cose potevano andare ancora peggio se solo  pensiamo cosa avrebbe significato se gli Inglesi si fossero trovati a silurare le nostre navi mentre, in linea di fila, si stavano trasferendo dal mar piccolo al mar grande e si trovavano a transitare nello stretto imbuto ove sorge il ponte girevole, insomma a mo di una serie di tappi in un solo collo di bottiglia. Avrebbe potuto chiamarsi benissimo la beffa di Taranto.  Se solo si pensasse ad avvenimenti del genere, nessuno stratega, oggi, penserebbe di sistemare una base navale in località così vulnerabili come dentro la cinta del mar piccolo a Taranto, meglio si potrebbe indicare La Spezia, o forse Venezia, ma anche in questi siti, pur se funzionali hanno in comune un handicap, la poca centralità mediterranea…il fatto è che la penisola italica è forse troppo lunga e stretta ed allora?! Ecco da ciò l’uovo di Colombo: l’Arcipelago di La Maddalena, che in quanto tale può ottemperare alle esigenze operative ed offrire quelle garanzie di sicurezza strategica e  militare.

     Il successivo decorso delle vicende storiche che in seguito videro il  coinvolgimento del Regno di Sardegna e la Casa Sabauda nelle varie fasi del rinascimento, diede poi vita alla unificazione e alla proclamazione del Regno d'Italia,  il 17 Marzo del 1861, da cui ne seguì la fondazione della Regia Marina,  la quale nacque dalla unificazione delle singole marine: Sarda, Borbonica, Toscana e quella Pontificia. Da quella data furono poi messi in atto alcuni provvedimenti organizzativi per migliorarne le sue funzioni, tra cui i primi dipartimenti marittimi: Settentrionale con sede a Genova; Meridionale con sede a Napoli e il dipartimento dell'Adriatico con sede ad Ancona. Venne inoltre potenziato il Corpo del Genio Navale, così come vennero istituiti il Corpo del  Commissariato Navale e il Consiglio dell'Ammiragliato; venne inoltre migliorata la qualità dell'addestramento tecnico didattico delle scuole della Marina di Genova e di Napoli. Altro provvedimento che venne posto in essere dall'allora primo ministro, Conte di Cavour, fu quello di trasferire la sede della nuova flotta, da Genova a La Spezia, e in tal senso fu dato l'impulso a costruire il nuovo Arsenale Militare, approvato con Regio Decreto n° 136 del 28 Luglio 1861. I lavori iniziarono nel 1862 e terminarono il 28 Agosto del 1869. La sede del nuovo insediamento militare venne individuata da prima nella insenatura del Varignano, nella parte più occidentale del golfo di La Spezia. Successivamente però, su segnalazione del capitano della marina Domenico Chiodo,  l'ubicazione della nuova base navale venne spostata verso Marola e Cadimare estendendosi poi verso il centro abitato dell'entroterra spezzino. L'idea piacque anche al Cavour che diede così l'incarico al neopromosso Capitano di Corvetta Chiodo di stenderne il progetto che venne poi realizzato in quella sede dove ancora oggi si trova. Questa realizzazione avrebbe così costituito un primo passo in avanti nel rinnovamento delle infrastrutture allora poco confacenti al fabbisogno del nuovo stato, in quanto alla costruzione e la manutenzione del naviglio militare,  in ottemperanza alle proprie esigenze di difesa marittima e per una più adeguata ambizione del potere politico, altrimenti reso vano dalla dipendenza di una cantieristica straniera che avrebbe gravato notevolmente sul bilancio e sull'efficienza. La nuova Italia di fine secolo non disponeva ancora di una industria tecnologicamente avanzata e quello fu davvero un passo verso il futuro.

     Oggi ancor più di ieri, la nostra Marina può sicuramente affermare di aver fatto dei progressi tecnologici di tutto rilievo, e che nulla hanno da invidiare al resto del mondo, e continua a portare alto il prestigio di una tradizione marinara nata in quei lidi da gente semplice ma tenace.

      

    

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