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Alessandro F. Kineith

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 Alessandro  F.  Kineith

 

 “Sulle rive della Neva”

 Romanzo

avventure sul mare

 Edizione 2013

   

 

Capitolo primo

 

Norfolk 1816

    Il Capitano Richard Dohille si affacciò nella sala delle attese; un salone rettangolare non molto grande, al centro del quale erano disposte una accanto all’altra, due file di sedie per chi era costretto a fare un’anticamera lunga prima di essere ricevuto dal Colonnello Anthony Stewart, il Direttore dei lavori dell’Arsenale Militare a Norfolk. Appena lo vide entrare, il guardiamarina Morgan posò l’incartamento che stava esaminando, si alzò dalla sua postazione e gli andò incontro.

“Capitano Dohille, questa mattina il Colonnello Stewart ha detto che la riceverà, appena sarà uscito il suo attuale interlocutore.”  

“Ah bene, era ora si che decidesse a concedermi udienza, finalmente saprò perché i lavori alla mia nave sono stati momentaneamente sospesi.”

“Capitano, le suggerisco di accomodarsi” precisò il Guardiamarina, “credo che il Colonnello ne avrà ancora per molto. In questo momento è a colloquio col Comandante Luison.”

“Chi, il Comandante Luison?”

“Sissignore, il Comandante Martin Luison in persona” ripeté solerte il guardiamarina.

    Ma il Capitano Dohille era talmente fuori di sé, che invece di sedere e prenderla con calma, si mise a passeggiare avanti e indietro, a similitudine di un leone di montagna chiuso in gabbia. Ogni qualvolta si affacciava alle finestre che davano sull’interno dell’Arsenale, non poteva fare a meno di osservare la Goletta armata che rispondeva al nome di Regina, attorniata da una schiera di operai, falegnami, mastri velai e carpentieri che lavoravano sulla carena e quant’altri, mentre il ponte della sua Fregata era deserto. Dohille, infatti, non poteva prendere il mare finché i lattonieri non avessero ultimato di rivestirne lo scafo della sua nave con le piastre di rame e risistemare il nuovo timone. Intanto i giorni passavano, ed egli vedeva allontanarsi sempre più il giorno in cui sarebbe salpato per la sua nuova missione. L’ordine che aveva ricevuto all’Ammiragliato, era di pattugliare la costa della Florida per dare la caccia a dei corsari che colà agivano indisturbati. Oramai, dalla fine delle ostilità, si stavano verificando ripetuti arrembaggi contro il naviglio inglese. Sembrava, infatti, che alcuni ex corsari yankee, fossero dediti alla pirateria e assalissero per proprio conto il naviglio mercantile in transito verso le Indie Occidentali per depredarlo, gioco forza, l’Ammiragliato Inglese aveva fatto pressione a Washington, affinché stroncasse questo fenomeno.

Passò un’altra ora prima che il Capitano Dohille fosse ricevuto dal Direttore dei lavori.

“Prego Capitano” disse il Guardiamarina elargendo un sottile sorriso, “ora si può accomodare.”

“Come, ma non è uscito ancora nessuno.” Esclamò sorpreso.

“Perché, dopo il colloquio, si fuoriesce da un’uscita secondaria.”      

    Dohille entrò nell’ufficio del Colonnello, col fare sicuro di chi aveva tutta una serie di argomentazioni precise e prioritarie da sottoporre al Direttore, non sapendo che avrebbe dovuto mordere il freno ancora per qualche giorno.

 “Sedetevi Capitano, sarò subito da voi… solo un attimo, il tempo di scrivere un appunto.”

Alcuni istanti dopo il Direttore posò la penna sul calamaio, sparse della sabbia finissima sull’inchiostro ancora fresco, piegò il foglio in quattro parti e lo sigillò con la cera lacca, suonò il campanello per chiamare il Guardiamarina e gli affidò il documento.

“Portalo giù, consegnalo all’usciere e digli di portarlo, urgentemente, al capo cantiere del bacino numero due.”

 “Sissignore, vado subito.”

“Ah Morgan, digli anche, che se ora non può muoversi, di mandare un uomo di fiducia a consegnarlo, ma che faccia alla svelta.”

Il Guardiamarina uscì richiudendo la porta dietro di sé e si precipitò al piano terra dello stabile per consegnare all’uscere la missiva sigillata, con l’ordine perentorio di recapitarla al più presto.

“Allora, Capitano Dohille, immagino che vorrete parlarmi della vostra nave” ma ancor prima che questi aprisse bocca, il Colonnello lo prevenne, “si… so già cosa volete dirmi, che i giorni passano e la vostra nave è ancora con lo scafo all’asciutto e senza timone.”

“Proprio così, signor Colonnello, gli ordini, che ho ricevuto dall’Ammiragliato parlano chiaro, inoltre avrei dovuto salpare dieci giorni fa.”

“Si lo so Capitano, avete ragione, ma dovrete attendere ancora qualche giorno.”

“Mah Colonnello, perché questo ritardo?”

“Purtroppo ci sono state delle priorità” rispose con franchezza il Direttore.

“Colonnello Stewart, posso essere franco?”

“Dite pure Capitano, vi ascolto.”

“Perché la nave del Comandante Luison ha la priorità su tutti i lavori? E’ forse perché la Goletta Regina appartiene a un Senatore, se ha avuto la priorità su tutti?”

“No Capitano, non è questo il motivo, purtroppo voi non siete a conoscenza di come stanno realmente le cose.”

“Quali cose Colonnello, solo perché io sono un semplice Capitano e Luison è un Senatore… non credo che il mio incarico sia meno importante del suo. I politici… vogliono sempre avere la precedenza.”

“Al tempo Capitano” lo interruppe Stewart, “anche se vi ho accordato il permesso, di essere franco, non ammetto sproloqui, specie nei confronti del Comandante Luison.”

“Avete ragione, vi chiedo scusa se mi sono lasciato trasportare, ma non vorrei che per cause non dipendenti dalla mia volontà, qualcuno all’Ammiragliato mi accusasse di non essermi interessato abbastanza.”

“Se è solo per questo, potete stare tranquillo, nessuno vi accuserà di nulla.”

“Solo non capisco” continuò perplesso Dohille, “come mai la nave del Senatore Luison abbia avuto la precedenza.”

“Non dovrei dirvelo” sostenne Stewart, “ma si tratta di un ordine Presidenziale; quella Goletta” continuò il Direttore, “deve salpare non oltre la metà di Settembre e dovrà portare il nuovo Console, sir Ernestin Delano Dholmann a San Pietroburgo, dove poi permarrà come nave dipartimentale.”

“La nave di un diplomatico… nave dipartimentale!”

“La Regina non è più una Goletta privata Capitano Dohille, è stata presa in carico dal Dipartimento della Difesa della Marina e il Senatore Luison, è stato reintegrato a pieno titolo nei ranghi come Ufficiale superiore con grado di Capitano di Vascello, con l’incarico di Commodoro e ricoprirà la carica di Addetto Navale in Russia.”

“Beh, questa poi, non me la sarei mai aspettato… ora capisco.”

“Capitano Dohille, ora che sapete come stanno le cose, vi esorto a tenere per voi questa confidenza, senza spettegolare, altrimenti sarò costretto a farvi esonerare dal vostro incarico… per non aver saputo pazientare, sono stato abbastanza chiaro?”

“Chiarissimo, terrò la cosa per me anzi, vi ringrazio per la fiducia che mi avete concesso, precisandomi come stanno le cose.”

“Bene, appena avremo terminato con la Regina, ci occuperemo della vostra nave e vi assicuro che in tre giorni, sarete per mare… soddisfatto?”

    A quel punto della discussione il Capitano Dohille se né andò, anche se non pienamente soddisfatto, almeno ora sapeva il perché del ritardo. Uscì dallo stabile e si diresse verso il bacino dov’era ormeggiata la sua nave, la Fregata Glorious day, e stette fermo sul bordo del molo a osservarla per diverso tempo, quasi con rabbia, come se dipendesse dall’insieme delle strutture che la componevano se i lavori avevano subito il ritardo.

    “Non dovete biasimare voi stesso Capitano Dohille, se i lavori hanno subito questo ritardo, è solo colpa degli eventi.”

Dohille si girò di scatto e osservò in modo bieco, l’uomo vestito con abiti borghesi che aveva appena pronunciato una simile affermazione. Non l’aveva mai visto prima d’allora e si chiese come mai, costui poteva sapere qual era il pensiero che in quel momento gli stava attraversando la mente.

“Scusate” disse Dohille rivolto allo sconosciuto, “posso chiedervi il motivo di quel che ora avete detto?”

“Certamente... anzi, vi dirò che al vostro posto sarei contrariato anch’io.”

“E perché mai sareste contrariato, posso sapere chi siete.”

    Lo sconosciuto allungò la mano e si presentò: “Sono il Capitano di vascello Martin Luison e voi siete il Capitano Dohille, comandante di quella bellissima Fregata da 36 cannoni che aspetta di essere rimessa in mare… non è così?” 

“Voi siete il Comandante Luison” esclamò incredulo il Capitano Dohille.

“Si Capitano, e con vostra licenza sono qui per darvi alcuni suggerimenti.”

“Dei suggerimenti?” Sbottò ancora più sorpreso Dohille.

“Sono perfettamente a conoscenza dei vostri ordini” continuò Luison, “ne abbiamo parlato alcuni giorni fa, proprio con il Commodoro Stephen Decatur in persona.”

“Voi avete parlato dei miei ordini col Capo di Stato Maggiore!”

“Cosa ci trovate di tanto strano! Abbiamo parlato dei vostri ordini e di molte altre cose. Se può interessarvi, sono stato io che ho suggerito il vostro nome per questa missione.”

“Voi avete suggerito il mio nome affinché mi fosse affidato il comando della Glorious day  per questa missione!”

“Avete forse qualcosa in contrario?”

“Certamente no, solo mi chiedo perché proprio io, in fondo nemmeno mi conoscete.”

“Questo, lo dite voi. Quando eravate al primo anno d’Accademia, ho avuto modo di correggere i vostri quiz sulla dinamica delle evoluzioni in mare. Voi avete superato notevolmente i vostri compagni sulle tattiche marinare da mettere in atto… ecco perché siete adatto per questo incarico.”

“Beh, ne sono davvero lusingato Comandante.”

“Ah non siate troppo giulivo, questo non è un incarico facile, affrontare quei corsari non è un’impresa semplice; dovrete essere scaltro, giorno e notte, quella è gente abituata a guerreggiare ed è molto abile nelle manovre e nel fare inganni.”

“Capisco.” Fu l’affermazione quasi disillusa del giovane Ufficiale, “cosa mi suggerite di fare!”

“Anzitutto, di notte navigate senza accendere alcun lume al coronamento, quella gente sa riconoscere una Fregata da guerra anche al buio, figuriamoci con delle luci accese .”

“Si certo.”

“Inoltre” continuò Luison, “mantenete una rotta lontana dalla costa e navigate a vela ridotta, avrete un’andatura più lenta, ma potrete osservare con più attenzione un ampio braccio di mare e ricordate, in caso di necessità non aspettate di essere troppo vicino al vostro bersaglio per aprire il fuoco, la portata dei vostri cannoni è senz’altro superiore alla loro quindi, non esitate.”

“D’accordo, vedrò di fare attenzione.”

 “So per certo che molti di loro, dopo aver compiuto un assalto, invece i mettersi a riparo nel dedalo delle isole caraibiche, attraversa l’Atlantico dirigendosi verso il Madagascar, perciò, se voi navigherete zigzagando fra la costa della Florida e le Bermuda Britanniche, alla fine, vedrete che non mancheranno le sorprese.”

“Farò come dite Comandante Luison, son certo che i vostri suggerimenti mi torneranno utili… vi ringrazio.”

“Eh… un’ultima cosa Capitano.”

“Dite, vi ascolto.”

“Questo sicuramente nessuno ve lo insegnerà… è frutto dell’esperienza; fate attenzione ai carichi sommersi, molto spesso quei furbacchioni avvolgono alcune mercanzie in teli di juta e li immergono, trascinandoli sott’acqua, così nessuno si accorge di nulla.”

Sott’acqua avete detto!”

“Sì, sott’acqua, appesantendo il carico con l’aggiunta di qualche pietra, così facendo, se sono fermati per dei controlli, è molto facile che la facciano franca.”

    “Per la miseria, questa non l’avevo mai sentita davvero.”

   Dopo questo fruttuoso scambio di vedute, Dohille salutò il Comandante Luison e ritornò a bordo della propria nave con l’animo più sollevato e inoltre, con la consapevolezza che un Comandante dello spessore di Luison, lo aveva segnalato per quell’incarico. Non riusciva proprio a crederci seppure, a pensarci bene, l’incarico gli era stato conferito senza preavviso solo pochi giorni prima che la Fregata entrasse in arsenale per eseguire i lavori sulla carena.

“E ricordatevi” aveva terminato il suo discorso Luison, “non commettete l’errore nel sopravvalutare voi stesso, solo perché ho pensato che eravate all’altezza del compito; state sempre con i piedi ben piantati sulla tolda della nave e soprattutto, addestrate per bene il vostro equipaggio a compiere alla svelta tutte le manovre possibili e in qualsiasi condizione, compresi i vostri cannonieri… addestrateli a sparare come si conviene.”

“Senz’altro… lo farò.”

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