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Alessandro F. Kineith

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 Alessandro  F.  Kineith

 

Venti di terre lontane

 

romanzo

 

 

 

Avventure sui mari

(Vol. IV°)

 Edizione 2015

   

Preambolo storico

 

Nella Storia dell’uomo, molte sono state le coincidenze che nei secoli hanno caratterizzato gli eventi che si sono succeduti nei continenti, coinvolgendo i popoli in situazioni a volte tragiche, a volte più fortuite.

Non meno significativa è la data del 1797, che segnò il definitivo declino di una grande potenza marittima quale era la Serenissima Repubblica, la perla dell’Adriatico, giunta al naturale capo linea, dopo che per secoli era stata all’apice della gloria. Dominatrice del Mediterraneo, Venezia cadde sotto le preponderanti forze di Napoleone che dilagarono sul suolo italico come un turbine di vento, soverchiando antiche culture e soggiogando le popolazioni cisalpine; mentre dalla opposta parte dell’Atlantico, in casa Yankee venne varata la legge navale, che sanciva la nascita della Marina da Guerra americana. Una nuova forza navale, pur se giovane e ancora inesperta, che si affacciava nel crogiolo del potere marittimo e che sfociò, nel 1812, nel conflitto Anglo Americano allo scopo di sottrarsi definitivamente dal giogo inglese.

Lo stesso anno, sulle steppe sconfinate della Russia, il Generale inverno e lo zar di tutte le Russie, Alessandro I°, sconfissero la grande armata di Napoleone, causandone il successivo e definitivo declino. Strana cosa, se si pensa che in questo contesto di contrapposizione,  Napoleone retrocedeva, mentre i tredici stati d’America attraverso una seconda guerra d’indipendenza, trovarono la chiave di volta per consolidare il loro stato e una nuova dimensione libertaria e repubblicana. L’America ascese con la forza delle armi, quale nuovo astro nascente sulla scena internazionale, imponendo sempre più il suo peso politico, mentre l’Inghilterra perdeva l’inequivocabile possibilità di riconquistare l’influenza socio politica che un tempo deteneva sulle ex colonie.

Il decadimento di alcuni, segnava quindi l’ascesa e il consolidamento di altri, desiderosi di affacciarsi nel teatro delle vicende umane, dando vita ad un mondo di passioni di fermenti e di avventura, dove ogni singolo Stato ambiva ad allungare i propri confini accaparrandosi nuove terre.

Il potere marittimo quindi, è sempre stato il prolungamento del braccio politico di ogni popolo, che si stava allargando ben oltre gli antichi confini del Mediterraneo, inoltrandosi negli sconfinati e ancora poco conosciuti spazi degli oceani, verso nuove conoscenze e nuovi insediamenti.

Il consolidamento dell’indipendenza americana, spinse l’Inghilterra verso nuove frontiere, tanto da volgere definitivamente lo sguardo verso i mari australi, dove già da qualche anno aveva iniziato la deportazione dei detenuti, che in quegli anni sovraffollavano le carceri inglesi.

Fu così che un bel dì, re Giorgio decise di inviare una prima flotta nella colonia penale di Botany Bay, (nelle vicinanze dell’attuale baia di Sidney, punto di approdo del Capitano Cook) in quella che diverrà più tardi una delle più belle e fiorenti città del mondo.

Ma come si arrivò a questo grande esodo di massa

L’Inghilterra alla soglia del 18° secolo

 Fu a seguito della cosiddetta rivoluzione industriale avutasi in Inghilterra nel XVIII° secolo e grazie ad una progressiva eliminazione di alcune malattie, come il vaiolo, che ebbe seguito un aumento demografico che spinse una moltitudine di gente sempre più numerosa a riversarsi nelle città del Galles e successivamente, a sciamare nel resto del paese, causando non pochi disagi alla popolazione stessa; specie negli agglomerati urbani, dove chi non aveva lavoro languiva nella povertà e nella fame, specie nei quartieri sovra popolati in cui l’indigenza cresceva a dismisura e favoriva il dilagare del lavoro infantile, creando condizioni di vita generalmente sempre più difficili.

 Tutto questo causò un enorme divario, quasi insormontabile, tra le persone povere meno abbienti e la considerata società per bene e altolocata, che veniva continuamente vessata da una fitta schiera di individui affamati e nullafacenti, che per sopravvivere erano costretti a rubare. L’insofferenza che ne derivò fu l’insorgere di una sorta di odio verso la microcriminalità urbana, al contrario di chi si trovava all’opposto della barricata e che considerava il ladrocinio, l’unico sistema di vita per potersi cibare. 

Questo spinse le Autorità a varare una serie di misure oltremodo drastiche e fin troppo restrittive, che finì per creare un dislivello di ingiustizia sociale senza precedenti, che investì la Gran Bretagna dell’ottocento come una sorta di pestilenza umana. 

Il cosiddetto “Bloody Code”, comprendeva ben oltre 200 articoli che sancivano la pena di morte per una serie di reati contro la proprietà privata. Per assurdo, si arrivò che si poteva finire impiccati per aver rubato una mela o una pagnottella di pane e nessuno era immune dal subire tali pene, nemmeno i ragazzini che vagabondavano scalzi e denutriti.[1]

Tutto questo sino al giorno in cui fu introdotta la deportazione verso l’Australia. Per il medesimo reato infatti, se un tempo si finiva sulla forca, ora ci si ritrovava dall’altra parte del mondo praticamente per sempre, con l’unica differenza, che una volta scontata la pena, il forzato poteva rimanere in loco e coltivare un proprio appezzamento di terra. Pochi furono quelli che rientrarono in patria.

Ma comunque la si voglia definire, la deportazione fu una sorta di epurazione etnica a carico della cosiddetta “classe criminale” formata perlopiù da gente sfortunata ed essenzialmente povera. Quest’idea della deportazione, oltre a sfoltire le celle delle prigioni, poneva il dito su un altro aspetto decisamente importante, ovvero, quello della primitiva colonizzazione di un territorio ancora inesplorato, che potenzialmente poteva offrire nuovi orizzonti di vita.

 

 

Fra le altre cose, non bisogna dimenticare un altro aspetto della vicenda storica, quello politico, legato alla conquista del territorio. Infatti, oltre un secolo prima l’Olanda aveva già tracciato le prime mappe della costa Nord occidentale australiana, chiamandola Nuova Olanda; non a caso quando il Capitano Cook nel 1770 approdò nella parte orientale della Terra Australis, ne rilevò i contorni e la  chiamò Nuovo Galles del Sud, ed al contrario degli Olandesi, opportunamente, egli innalzò il vessillo dell’Union Jack fra rulli di tamburi e salve di cannone e rivendicò la costa orientale del continente in nome di Re Giorgio III°.

 

  

Il 13 Maggio 1787, salpò da Plymouth la prima flotta di deportati, composta da 11 navi al comando di Arthur Phillip, che ricopriva la carica di governatore e che trasportò nel continente australiano circa 1500 persone, tra cui 736 forzati, suddivisi in 548 uomini e 188 donne, circa 250 fra soldati e funzionari con le rispettive mogli, 210 marinai e un certo numero di mercanti pronti a stabilirsi in loco e dar vita ad un nuovo mondo.

Il viaggio durò circa otto mesi e fu un vero inferno; 48 galeotti morirono di scorbuto e maltrattamenti, mentre quelli che giunsero sulle nuove sponde erano malandati denutriti e al limite della sopravvivenza; si può dire che a stento riuscivano a reggersi in piedi. Purtroppo per molti di loro, il peggio doveva ancora venire, non solo a causa dei loro aguzzini che ad ogni minimo pretesto infliggevano a quei poveri disgraziati frustate e patimenti, ma per le avversità che quella nuova terra riservò a tutto coloro che vi sbarcarono.

Si può ben dire che all’epoca, gli unici a conoscere l’esatta posizione del continente australiano erano gli inglesi poiché nessun altro era interessato a quel lembo di terra e il Parlamento inglese, sin dall’inizio lo destinò essenzialmente ad ospitare null’altro che una colonia penale e per molti anni, rappresentò quanto di peggio si potesse pensare; primo perché si trattava di un’operazione penitenziaria di proporzioni planetarie e secondo, perché vi si perpetravano crudeltà di ogni genere.

Dopo un inizio non troppo felice, quando la colonia penale si ampliò, pian piano migliorarono anche le condizioni esistenziali, ma fu solo dopo la sconfitta di Napoleone, nel 1812, che queste terre cominciarono ad attirare i primi coloni ed anzi, fu merito di Lachlan Macquarie il nuovo Governatore, se la Colonia ebbe una svolta che diede vita ad una situazione economica più stabile.

Macquarie fu il promotore di una lunga serie di opere pubbliche atte a rendere più funzionale il governo della regione. Cominciarono anche le prime esplorazioni verso l’interno, quel tanto da indurre individui liberi ad acquistare appezzamenti di terra e trasferirsi in loco e favorire così la colonizzazione. Questo causò nuovi disagi fra i nuovi coloni e gli ex galeotti che avevano ricevuto la libertà e volevano stabilirsi anche loro nella nuova terra. Tuttavia, data la vastità del territorio e grazie all’intervento del Governatore, vennero affidati anche agli ex carcerati, appezzamenti di terre ancora selvagge, cosicché fra le due fazioni si determinò una situazione di equilibrio e una convivenza quasi pacifica. Molte di quelle terre vennero acquisite per procura, specie da gente che aveva ingenti somme di denaro da investire e che, solo in un secondo tempo decise di trasferirsi oltre oceano per iniziare una nuova vita.

Non tutti però erano a conoscenza di questa possibilità e ci vollero anni prima che iniziasse una vera e propria corsa ai possedimenti, anche perché la distanza che separava l’Australia dal resto del  mondo era tale, da essere considerata una terra agli antipodi del mondo conosciuto, per cui erano ancora pochi quelli che erano intenzionati a trasferirvisi, soprattutto per la scarsa conoscenza dell’esatta posizione geografica; mancavano le carte nautiche e non era certo facile reperirle.

Avventurarsi a quelle latitudini senza uno straccio di carta, anche approssimata, sarebbe stata una pazzia; in parole povere, ciò significava perdersi nella grande immensità dell’oceano indiano o del pacifico.

Bisogna arrivare al 1818 prima che Londra mettesse in atto i  “Reparti del Nuovo Galles” incaricati della sorveglianza dei detenuti e della difesa del territorio coloniale e favorire l’esodo.  Ben presto però, proprio questi ultimi si trasformarono in una vera e propria minaccia per le stesse Autorità locali, poiché diedero vita ad un commercio proprio, clandestino, del rum.

Ebbene, per  questi episodi di ribellione fu reso necessario l’invio di truppe regolari dell’esercito Inglese, che intervenne massicciamente nella colonia penale, sconfiggendo i Reparti e processando i responsabili per contrabbando, appropriazione indebita e per aver imprigionato il governatore, Ammiraglio William Bligh, che stava dando loro la caccia. Finalmente si giunse al 1820, anno in cui cominciò l’esodo vero e proprio di uomini liberi verso il continente australiano..           

 


[1] Charles Dickens, in alcuni dei suoi romanzi descrive lo stato di indigenza e sfruttamento. Vedi il romanzo di Oliver Twist.

 

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